Corsi e ricorsi della storia, anche loro ricadono nelle fasi di eventi ciclici, come nel mercato così come teorizzavano Elliot e Charles Dow.
Eppure, un loro contemporaneo, Jules Regnault nel 1863 e poco dopo Louis Bachelier postulano la “random walk theory“. La teoria viene poi ripresa nel 1965 da Eugene Fama con l’articolo “Random Walks In Stock Market Prices” dove ottiene la massima visibilità e diffusione.
Brevemente, cosa dice questa teoria? Il mercato è un fenomeno frattale, cioè il prezzo è totalmente casuale, nessuno lo governa o lo influenza poiché, è questo lo affermava anche Dow, il prezzo ha già scontato tutto. Notizie, aspettative eccetera.
Siccome sono le notizie a muovere il prezzo, e questo nel prezzo viene già scontato, di fatto è impossibile prevedere cosa succederà.
Chiaramente il postulato teorico è molto dettagliato, qui sopra ve lo riporto nella sua massima compressione. Tuttavia, chi sostiene questa teoria dice anche che la conseguenza sia che l’analisi tecnica, come quella fondamentale, siano inutili vista la frattalità del prezzo.
Tutto ciò è vero o è falso?
La risposta è complicata e forse non sarà mai definitiva. Il mercato non è efficiente al 100%, cioè esiste una parte di inefficienza che viene continuamente corretta. Facciamo un esempio pratico usando l’arbitraggio.
Se Exchange1 prezza il bitcoin a 30K e su Exchange2 a 35K c’è una discrasia di valore evidente. Il mercato è inefficiente perché per lo stesso bene ci sono due valori parecchio discordanti. Ma il mercato stesso si auto-corregge, poiché ci sarà qualcuno che comprerà bitcoin su Exchange1 per venderli su Exchange2. Facendo ciò farà aumentare i prezzi comprando sul primo e diminuirli quando vende nel secondo. Cioè il prezzo tra i due andrà ad essere uguale.
Un trader potrebbe già dire che questa informazione è interessante e che ci si può lavorare sopra, cioè avere un qualche tipo di vantaggio, in questo caso informativo.
Ma anche l’analisi Tecnica di fatto risponde a determinati dogmi che si realizzano. La Random Walk Theory dice che queste sono “profezie auto-avveranti” ma rimangono del tutto casuali. Cioè se ho previsto una inversione di prezzo in una resistenza che era stata testata nel passato più volte, e questo succede, sarebbe fortuna.
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Questi teoremi stanno tornando di moda, chiaramente non sono i trader a tirarli fuori, ma spesso gli investitori di tipo passivo e perfino gli holder. Personalmente sono parecchio convinto che lo dicano per mentire a sé stessi, se esistesse una alternativa di cui loro non sono capaci, o non vogliono credere esista, oppongono in questo modo.
Non è un caso che il passaggio successivo sia la confutazione numerica, usando erroneamente proprio i termini dell’investimento passivo. È impossibile, o quanto meno molto difficile, che il trading “batta il mercato“.
Ecco, questo è un errore piuttosto grossolano e dozzinale. Per battere il mercato si intende che dal primo gennaio a quello successivo si ha una differenza di valore. Diciamo che sia +3%. Se la vostra performance è del 4% avete battuto il mercato.
Sì ma… e tutto quello che ci passa nel mezzo?! Se faccio un trade e faccio il 4% in una sola seduta, stando fermo gli altri 364 giorni ho battuto il mercato dal punto di vista teorico.
Quello che trovo “simpaticamente” interessante, è che tra il trading e l’investimento passivo in realtà di base non passa molta differenza. Quale tipo di solidità granitica abbiamo di guadagnare? Nessuna.
Certo un ETF Worldwide è statisticamente improbabile che vada all’aria, ma non impossibile. Cioè la valutazione statistica nel fondo concettuale non è molto differente da quella che si ottiene dall’analisi tecnica. In un caso i tempi sono serrati, ma se invece di usare le ore o i minuti, usassimo le settimane, il trade sarebbe lentissimo, non molto dissimile dal passivo. E le attese che il mercato salga sarebbero praticamente le stesse.
Eppure, non è un caso che chi fa il passivo adotti sempre più spesso nel Dollar Cost Average una tecnica che guarda ai valori di mercato. Se il mese di gennaio compro a 100, a febbraio il prezzo è a 110, investo una cifra minore, perché la differenza la tengo liquida quando il prezzo andrà a 90. Il motivo è lo stesso che muove un trader a fare valutazioni molto simili.
Ci sono trader che fanno performance a tripla cifra e ci sono ETF in perdita, così come il contrario. Il solo fatto che esistano, per conto mio, postulano che la teoria del caso sia totalmente fallace.