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Emotività del rischio

Spesso sento o vedo chi si approccia al trading che finisce per “costruirsi un film” che il più delle volte non può corrispondere alla realtà. O meglio, ci sono casi in cui ciò avviene, ma non sono la normalità, sono le eccezioni.

In questo post vorrei sfatare delle pseudo-convinzioni, e forse smontare emotivamente questo mondo, ma il fine è quello di consigliarvi per non andare a sbattere e farsi male.

Il trading non è un lavoro

Il trading non è un lavoro, o se pensate che lo possa diventare è meglio porsi nella condizione opposta. C’è chi lo fa per lavoro, ovvero lo fa per conto terzi, e chi lo fa per contro proprio. Però è gente che ha molti anni di esperienza sulle spalle, mentori che li hanno istruiti e seguiti e sopratutto un capitale di partenza importante, ovvero dai 100 mila euro in su.

Se pensate di partire con 1000 euro di capitale e credete di poter realizzare uno stipendio, levatevelo dalla testa. Questa materia è basata su statistiche e previsioni, ma la realtà proprio in virtù statistica, prima o poi si mette contro, ovvero il mercato diventa piatto nella fase di scambi, che è la condizione in cui è meglio non fare nulla. E se non fai nulla non ottieni uno stipendio.

Inoltre che tipo di performance, ovvero di guadagni ritenete di dover fare per ottenere uno stipendio? Il 20% di 10.000 euro sono 2.000 euro a cui vanno tolte le fee da pagare per le contrattazioni e pagare le tasse. Ritenete che sia possibile fare il 20% ogni mese scommettendo il 100% del capitale? Inoltre il 20% al mese significa il 240% all’anno. Una performance totalmente aliena, senza contare che in quella percentuale ci dovrebbero stare gli stop-loss che è normalissimo e impossibile da non prendere.

La condizione migliore è quella in cui avete un lavoro o una fonte di reddito certa, a cui applicate in modo strutturato il trading come ulteriore fonte di guadagno o di accumulo. Una cosa molto utile è raggiungere un obbiettivo, ad esempio comprare il nuovo Iphone o cose del genere. Si tratta di un particolare che poi dal punto di vista emotivo e psicologico cambia drasticamente le cose.

Investi il capitale che sei disposto a perdere.

Questa frase è probabile che la sentirete spesso, ed è corretta. Il capitale da investire nel trading deve partire dal presupposto che lo perdiate al 100%. Poi chiaramente al netto di totale ignoranza non succede, ma è bene avere come dogma questa convinzione. Qui si ritorna al capitolo precedente, se avete investito il 100% del vostro capitale, la emotività vi giocherà davvero brutti scherzi portando ad abiurare la vostra strategia, commettendo errori dovuti alla situazione del momento e non al quadro generale.

Se invece avete investito il capitale che siete disposti a perdere, sapete che nella vostra vita, incazzatura a parte che è normale, non dovete avere ripercussioni di nessun tipo come poter comprare da mangiare, pagare affitti, mutui eccetera. In quel caso avete perso del capitale extra, ma che questo non era vitale al vostro sostentamento o ai vostri progetti.

In questa visione è chiaro che un capitale di partenza molto basso abbia una sua logica, così come le performance che ne possono derivare.

Seguire la strategia

Ne ho accennato prima, quando si fanno le proprie analisi tecniche si arriva poi ad attuare una strategia. Questa deve essere seguita fino alla fine. Una strategia corretta per l’appunto prevede anche, anzi sopratutto, dove si potrebbe realizzare una perdita, che ovviamente va fermata al minimo impatto possibile. Paradossalmente chi effettua dei trading in attivo incappa in parecchi stop-loss a bassa perdita, mentre quando prende il take-profit di solito è corposo. Al contrario chi invece prende pochi stop-loss ottiene di solito take-profit di lieve entità, ma quando prende uno stop, questo è rilevante mandando il saldo in perdita.

Ingordigia e realismo

Quando si applica una strategia, deve essere scientifica e non influenzata da emotività. Inoltre questa va costantemente verificata. Nel disegnare un strategia sul grafico è bene lasciarla li, per avere poi uno storico sulla sua efficacia. Se non ha funzionato dove abbiamo sbagliato?

Forse siamo stati ingordi e abbiamo previsto un take-profit esagerato che non raggiungeremo mai? Quando identifichiamo una resistenza o supporto, è meglio stare un po’ sotto o sopra a seconda delle condizioni.

Hodl or not

Hodl (un mispelling di Hold, trattenere) sono gli investitori ad accumulo, sono coloro che in realtà non fanno trading, ma accumulano una cripto-valuta, di solito Bitcoin, per poter ottenere un apprezzamento del capitale investito sul lunghissimo termine. Ovvero son investitori che credono in un determinato asset. Questo “credo” equivale ad un aumento di valore di svariati ordini di grandezza dell’asset. Un errore che vedo in questo tipo di investitori è che hanno “il naso” sul loro investimento ogni giorno, per cui si disperano o si preoccupano, quando il prezzo va giù e si rallegrano quando sale. Se vi ritrovate in questa condizione il consiglio è vendere e dedicarsi ad altro.

Un investimento da “hodler” è su una finestra molto lunga, 5-10 anni come minimo. In questo periodo di tempo succederà di tutto, il prezzo non avrà un disegno come se fosse una retta obliqua in salita costante, ma anzi tutt’altro potrà andare giù. Gli “hodler” più scafati infatti approfittano di queste situazioni per consolidare le posizioni comprando a saldo.

Non ultimo, non bisogna dimenticarsi che anche un “hodler” ad un certo punto dovrà diventare un trader. Anche qui è richiesta una strategia, ovvero quando è il momento giusto per vendere? lo dovete aver stabilito prima, e pazienza se con il senno di poi potevate vendere più su.

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